Le opere
Nella produzione scultorea di Natale Albisetti è possibile rintracciare alcuni grandi temi che ne fanno un artista perfettamente inserito nel suo tempo.
Fra questi vi sono alcune opere ispirate alla storia della Svizzera, e in particolare Melchtal e suo figlio, l’imponente gruppo dedicato al leggendario eroe Arnoldo di Melchtal, legato alla nascita della Confederazione. Secondo la tradizione, l’uomo si ribellò con forza al balivo di Landenberg, che voleva impadronirsi dei suoi buoi: per punizione il balivo gli confiscò i beni e fece accecare il padre. Albisetti raffigurò Arnoldo mentre sostiene con un abbraccio il vecchio accecato: la sua espressione è contrita, la muscolatura tesa, il pugno fremente come quello di chi sta tentando di trattenere la rabbia per l’ingiustizia subita. Modellato a piani larghi, l’opera Melchtal e suo figlio venne premiata nel 1900 all’Esposizione Universale di Parigi con una medaglia d’argento e ancora oggi è la scultura più celebre di Albisetti. Delle tre versioni esistenti, quella in gesso è conservata al Municipio, quella in marmo al Cimitero, sulla tomba dell’artista, e quella in bronzo (fusione postuma), in Piazza Maggiore a Stabio.
Nel Fondo Albisetti un nutrito corpus di modelli in gesso attestano l’interesse dello scultore per il ritratto dal vero. Fra le sue opere più intense vi è il busto della madre Antonia Albisetti (1831 - 1917), nata Bianchi, che colpisce per il forte senso realistico che traspare dal volto della donna vecchio e stanco. Un’immagine vivissima, quasi un’istantanea fotografica, che si sofferma sul viso solcato dalle rughe e sugli occhi ormai spenti.
Di carattere completamente diverso è il Ritratto di giovane donna, realizzato a Parigi e presentato nel 1899 al Salon de la Société des Artistes Français. L’opera incontrò il gusto della giuria, che le attribuì una menzione, forse per il carattere libero e la scioltezza compositiva. Non conosciamo con esattezza l’identità della donna raffigurata, anche se numerosi indizi portano a Fortunata Pacitti, moglie dello scultore e sua modella. Originaria di Villa Latina, un piccolo paese in provincia di Frosinone (Italia), la donna era arrivata a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, seguendo l’esempio e condividendo il destino di tante modelle professioniste che dal Lazio si trasferivano a Parigi per lavoro.
La stessa intensità espressiva del Ritratto di giovane donna, seppur mediata da una severa compostezza, ha anche il busto di Achille Borella (1845 - 1922), avvocato e giudice, che fece una brillante carriera politica per il partito liberale radicale come sindaco di Mendrisio, deputato in Gran Consiglio e Consigliere Nazionale. Modellato in un’imponente soluzione frontale, il ritratto di Achille Borella è l’ultima opera eseguita da Natale Albisetti prima della morte.
Nel Fondo Albisetti sono conservati anche i bozzetti e i successivi modelli in gesso presentati in occasione di concorsi ai quali l’artista partecipò, e che sono particolarmente importanti per comprendere il suo modus operandi.
Nel 1894 Albisetti vinse il concorso per la realizzazione di quattro statue allegoriche per la facciata principale del Politecnico federale di Zurigo. Il programma del concorso prevedeva la realizzazione di quattro statue rappresentanti le materie principali insegnate alla Scuola politecnica, ossia l’Architettura, l’Ingegneria, le Scienze naturali e l’Agricoltura. L’artista presentò quattro bozzetti di donne sedute con gli attributi che ne definivano il ruolo. Oggi le statue di Albisetti non sono più collocate sulla facciata principale ma conservate all’interno dell’edificio principale del Politecnico.
Oltre a temi storici e alla ritrattistica, Natale Albisetti si è confrontato con scene di genere. Realizzata nel 1896, l’Amor materno è nota anche col titolo di Tenerezze materne e raffigura una madre intenta a giocare con il proprio bambino. Il piccolo è steso su un cuscino che la donna, vestita semplicemente e con i capelli raccolti, tiene in grembo. L’infante tende le piccole braccia verso il viso della giovane donna, con l’intento di sfiorarglielo: le loro espressioni giocose comunicano gioia e serenità. Albisetti doveva essere particolarmente soddisfatto della scultura, tant’è che la presenta all’Esposizione Nazionale di Ginevra nel 1896 e al Salon des Artistes Français a Parigi del 1898. Nel 1896 la Confederazione Svizzera gli commissiona il marmo corrispondente, che agli inizi del Novecento viene destinato al Canton Ticino ed esposto prima nel Palazzo Civico di Lugano e poi al Museo di Belle Arti - Fondazione Caccia. Oggi è conservato al MASI a Lugano.
Melchtal e suo figlio, 1899
gesso
cm 210 x 130 x 90
La madre
gesso
cm 65 x 45 x 35
L'Architettura
bozzetto in gesso
cm 55 x 40.5 x 18.5
Amor materno, 1896
gesso
cm 47 x 49.5 x 42.5